Casello diminutivo di casa, derivato del latino caseus «cacio, formaggio»; Caseificio dove viene raccolto e lavorato il latte portato dagli agricoltori per la fabbricazione del formaggio Grana e del burro.
Casaro Il termine casaro deriva dal latino casearium, da caseus, formaggio, che ha la stessa etimologia di Caesar, Cesare, appunto. Il casaro dunque è sempre stata una figura di riferimento nelle comunità.
Caglio Il caglio (dal latino coagulum, coagulare) è una miscela ricavata dall’estrazione di complessi enzimatici a partire dal quarto stomaco di vitelli, agnelli e capretti non ancora svezzati. Sono proprio gli enzimi a scindere la caseina contenuta nel latte e a produrre il reticolo di proteine che prende il nome di cagliata. Oltre al caglio animale, esiste anche il caglio vegetale, che viene estratto da diverse piante, e il caglio microbico. Per effetto del caglio, la massa proteica, non più solubile nell’acqua, precipita sul fondo a formare la cagliata, che può essere raccolta e lavorata per fare il formaggio. Il caglio determina il coagulo del latte, che consiste nella separazione del siero (con cui si fa poi la ricotta) dalla sua parte grassa, che si trasforma in una massa di grumi, base del formaggio, il cui nome più frequente è cagliata. Da “caglio” deriva la parola “quagliare”: avere buon esito, riuscire.
Cabreo E’ un registro catastale contenente la mappatura e la descrizione di proprietà immobiliari e mobiliare eseguita da un agrimensore riconosciuto legalmente, ed assistito da testimoni. A sancire il valore legale del cabreo intervengono l’autorità di un giudice e di un notaio
Chiodi le prime certe testimonianza dell’uso dei chiodi risalgono ai tempi degli antichi Romani. Fino al XVIII secolo l’intero processo di produzione dei chiodi era completamente manuale e si utilizzava la tecnica della forgiatura e del ferro battuto (incudine e martello) . I chiodi utilizzati nel Casello corrispondono all’attuale chiodo quadro fucinato o da cantiere, impiegato principalmente nella carpenteria navale e edilizia. Ha forma di piramide molto allungata a sezione quadrata (per aumentare l’attrito tra i legni), con testa variamente faccettata, colore grigio-bruno-azzurrastro caratteristico del ferro fucinato. A fine ottocento vennero sostituiti da chiodi a sezione circolare prodotti da macchine che lavoravano un filo metallico.
Formaggio – Forma Inizialmente, per indicare il formaggio, si usava parlare di caseus formaticus – ovvero caseus (cacio) messo in forma, stagionato – per distinguerlo da quello più fresco. La parola formaggio deriva dal greco “phormos”, la cesta in cui la cagliata continuava la sua trasformazione prendendone, appunto, la “forma”.
Fornacella Diminutivo della parola fornace, deriva dal latino fornax -acis, probabilmente affine a formus «caldo»
Gelosia in architettura, si intende un elemento divisore verticale, un tipo di persiana molto esteso, simile ad un paravento e un frangisole. Caratteristica nell’architettura araba, serve ad ombreggiare (come una parete verticale) lasciando comunque inalterata la circolazione naturale di aria. Una tradizionale finestra marocchina. La gelosia era anche un tipo di serranda, una specie di persiana, dal cui interno si poteva vedere fuori, ma da fuori non l’interno: i mariti, gelosi delle mogli, imponevano loro queste imposte alle finestre.
Grana Nel XII secolo venne definitamente creato il formaggio al cui interno, ancora oggi, i lenti processi di maturazione portano alla formazione di piccoli “granellini”, che oggi sappiamo essere formati di cristalli di tirosina e calcio, e che per questo venne denominato “Grana”.
Grangia o Grancia deriva dall’antico termine latino “granea”, e quindi “grangiarius”, dal quale deriva il francese grange (granaio) e lo spagnolo granja (fattoria). Questo termine originariamente indica una struttura edilizia utilizzata per la conservazione del grano e delle sementi. Più tardi il termine definisce il complesso di edifici costituenti un’azienda agricola, assumendo anche il significato di una vasta azienda produttiva, per lo più monastica.
Zangola voce che nasce nell’Italia settentrionale, di etimo incerto, forse da zana ‘cesta’. La zangola sarebbe lo strumento tradizionale con cui si produce il burro: consiste in un recipiente da riempire di panna, la quale poi ivi, con meccanismi più o meno ingegnosi, più o meno efficienti, viene sbattuta vigorosamente fino ad essere burrificata.