Il Casello del formaggio (anche detto “della Masone”, dal nome del vicino canale), edificato tra il 1750 e il 1756 dal Commendatario D’Elci per la lavorazione del formaggio, rappresenta uno dei pochi esempi oggi ancora esistenti con una datazione così antica e un apparato decorativo di grande pregio, espressione dei dettami dell’architettura classica e della regola dell’arte del costruire. Ciò ne determina il valore storico, culturale ed architettonico, rendendolo imperdibile testimonianza non solo delle tecniche costruttive locali ma anche delle attività che hanno contraddistinto il passato del luogo. Estremamente rappresentativo dell’architettura rurale, il Casello diventa elemento caratterizzante del paesaggio rurale storico della Val d’Enza.
La struttura in muratura, ad un unico piano fuori terra, presenta una pianta ottagonale realizzata secondo i canoni dell’architettura classica: otto colonne rastremate con base e capitello di ordine tuscanico posano su di un piedistallo e sono sormontate da una trabeazione. Il pregio della costruzione si manifesta anche nei materiali e nella qualità costruttiva attraverso l’impiego di mattoni speciali sagomati, posati con giunti precisi e sottili. Tra le colonne, superiormente alla parte basamentale, le pareti traforate “a gelosia” sono costituite da mattoni speciali, a sezione leggermente trapezoidale. L’originale struttura lignea di copertura è composta da otto puntoni in rovere poggianti sulle colonne perimetrali e su quella centrale: qui un anello metallico tiene unite le travi impedendone lo scivolamento mentre gli otto dormienti incorporati nella trabeazione fungono da cerchiatura. Ai piedi della colonna centrale vi è la buca della fornacella per la cottura del latte, attualmente chiusa. In sommità, una piccola lanterna metallica è stata aggiunta nel primo dopoguerra. Il Casello in origine presentava un’unica porta a est, verso il palazzo della Commenda.